Dopo la cena di sabato, la voglia di alzarmi domenica per andare in bici non era tanta, anzi. Visto l'orario di ritrovo alle nove ho fatto questo sforzo. Siamo in 5 davanti al monumento, io, Gian, Matteo, Luca M e Dario hair. Mentre ci chiediamo quando tornano quelli di Parigi, toh spunta Andrea. 4 chiacchiere su com'è andata e via. Monti Berici per non faticare troppo. Si prospetta una bella giornata di sole, ventilata e senza troppo caldo. Dario fa l'andatura per scaldarci, io sono ancora a letto, ho gli occhi a tapparella. Man mano che pedalo sento che mi sto svegliando, le gambe prendono vigore, non soffro il vento contrario anche perchè non tiro per niente, ma questo mi rendo conto solo a Brendola, quando inizia la salita. Non è colpa mia se di primo mattino non carburo, mi servono un paio d'ore. Infatti ogni mattino mi alzo sempre un'ora prima dell'impegno che devo affrontare.
Già dalla prima rampa sento che oggi le gambe sono frizzanti. Spruzzano bollicine dai pori. La salita in questione è quella che sale a Perarolo: un'ascesa non difficile, anzi, un pò lunghetta, serve per salire sulla sommità dei Monti Berici, dove inizia un saliscendi continuo fino al santuario di Monte Berico. E' una delle salite dove ho sempre fatto la mia porca figura. La prima volta l'ho fatta con la bici del papi qualche anno fa, una Soga un pò piccola per me, comprata ancora nel 1980. Ai quei tempi è costata 900.000lire l'ERA SCHEI A QUEI TEMPI. Ma la reattività di quella bici fa invidia a molti telai di adesso.
Tornando a domenica, dicevo che le mie gambe stavano bene; me ne sono accorto quando iniziata la salita, mi sembrava di avere la pedalata assistita. La bici mi sembrava leggera, le pedalate erano fluide, è una sensazione che penso capiti a tutti ma è difficile da descrivere. La sensazione di star bene si sente e basta, non ci sono parole per descriverla. Si scatta, ci si alza sui pedali, si rallenta per poi scattare, tutto viene facile.
Inizia la rampa, Gian e Dario aumentano il passo, io controllo. Son ciapà ben, tra il cardio e conta pedalate con contakm, controllo tutto, il mio manubrio sembra la cabina di guida di un caccia. Ci capisco poco, però noto che i battiti sono bassi e sto aumentando la velocità. Arrivati alla chiesa la strada svolta a sinistra, spiana qualche metro e poi sale di nuovo. Si mette in testa Luca M, fa l'andatura Gian e Dario si staccano mentre in testa restiamo in 3: io Luca e Matteo. Dopo un pò mi metto alla testa del gruppetto e aumento un pò senza sforzare, da questo momento sento solo Matteo che mi sta incollato alla ruota, gli altri penso di averli staccati. Non ero a manetta, non volevo bruciarmi tutto, perchè il bello per me veniva dopo; nonostante mancasse Edoardo ( la ciumpinara ela ancora viva?) speravo di trovare qualcuno da stuzzicare e che mi lanciasse sfida. Finito il tratto più difficile, calo l'andatura per riunire il gruppo, evito il fermarsi ad aspettare, preferisco quando sono davanti rallentare. Comunque ci aspettiamo e quando Dario si riporta sotto, ripartiamo. Adesso inizia un saliscendi continuo, Matteo e Luca sono davanti, parto per ultimo ma alla prima rampa sono li sui pedali che spingo il 50, passo tutti Matteo risponde. Fino a Monte Berico ci saranno 6-7 strappi, non lunghi, abbastanza impegnativi che permettono di essere affrontati di gran slancio. La mia tecnica nell'affrontarli è sempre la stessa, arrivo in velocità dalla discesa, l'affronto agile per sgranare gran parte del pignone posteriore. Convinto che questo tipo di salite sono fatte per le mie caratteristiche, non mi risparmio. L'unico che mi resta a ruota dopo la prima rampa è Matteo. Sono convinto che prima della fine lo staccherò, così arriva la seconda, via BIM, sui pedali lo supero, ma resiste, alla terza, BAM, lo supero di nuovo ma è ancora li, alla quarta, BUM ma ancora niente, le altre le ho affrontate con poca convinzione, ma all'ultima mi metto d'impegno ma ho fatto PRRR, l'ho affrontata troppo agile e quando dovevo sgranare, le gambe erano in acido. Vabbè ci fermiamo e aspettiamo gli altri, discesa fino in statale e a turno tiriamo tutti. Anch'io stavolta ho dato il mio contributo, da Olmo fino a Montebello ho tirato il gruppo, media 38orari. A Sorio salutiamo Dario ritorno anticipato il suo causa una gomma che non teneva. Noi seguiamo la strada per Roncà, vediamo in lontananza, Castelletti con la mtb nuova, un altro che quando lo stuzzichi gli parte l'embolo competitivo. Su consiglio di Matteo( dai che lo istighemo) gli passiamo davanti a manetta, urlandogli da dietro. Infatti in piazza a Roncà era li a ruota, lui ritorna a casa, lo salutiamo, ma noi seguiamo la strada della Germania. Il mio embolo era già li che scalpitava da prima, non c'è strada migliore per scatenarlo ancora di più. Parto già sul piano, cattivo come una bestia, mi sembrava di essere l'orso Yoghi in treciclo; stavolta è la volta buona, penso di averli lasciati tutti li sui pedali, invece chi c'è dietro? sempre lui Matteo, vedo l'ombra della sua ruota attaccata alla mia, seconda rampa altra stecca, ma non mi molla, all'ultima do tutto ma niente l'ombra è ancora li. E' impressionante vedere un fisico magro come il suo spingere il 53 con pignoni bassi. Comunque ho fatto le mie conclusioni: ghe vole i ciodi per staccarlo. Un pugnetto nella tasca della maglia e la prossima volta prima di rilanciare li butto sotto la sua ruota, forse così lo stacco, però il dubbio resta. Dipende se si ferma a cambiare la camera d'aria.
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